Bar e caffetterie, ritocco dei prezzi al bancone e al tavolo dal primo gennaio

Data:
22 Dicembre 2021

Bar e caffetterie, ritocco dei prezzi al bancone e al tavolo dal primo gennaio

L’aumento dei listini del 25% a causa dell’impennata dei costi delle materie prime (caffè 80%; latte 60%) e del raddoppio delle bollette di luce e gas
Bar e caffetterie ritoccheranno i prezzi delle consumazioni (al bancone e al tavolo), a far data dal primo gennaio 2022. Ultimi a ricorrere agli aumenti – dopo forni e panifici, pasticcerie – gli esercenti di Bar e Caffetterie della provincia di Pesaro e Urbino modificheranno in maniera autonoma e senza indicazioni di cartello da parte delle rispettive associazioni di categoria, i loro listini nella misura del 25%.
A deciderlo sono stati gli stessi operatori che aderiscono alle associazioni Confesercenti, Confcommercio e CNA in una riunione unitaria della categoria tenutasi ieri.
A spiegare i motivi degli aumenti sono gli stessi portavoce della categoria: Stefano Mirisola per Fiepet Confesercenti; Roberto Tarsi di CNA Bar e Mario Di Remigio per Confcommercio.
“L’aumento dei costi generali ed in particolare di quelli energetici come elettricità ed energia (praticamente raddoppiati), unitamente ai rincari delle materie prime: caffè, ma anche di latte e cacao, sta mettendo in crisi l’equilibrio fra costi e ricavi nel settore bar e caffetterie”.
“Molte attività – sostengono gli operatori – si trovano a sostenere un’incredibile impennata dei costi che sta compromettendo il risultato di gestione in mancanza di un adeguamento del prezzo delle consumazioni”.
Per gli esercenti di Confcommercio, Confesercenti e CNA “Il vertiginoso aumento dei costi delle materie prime e dell’energia ha mandato all’aria tutte le previsioni di costo delle attività costringendo la categoria ad adeguare il listino prezzi – a partire dalla tazzina del caffè – che aumenterà come detto del 25% rispetto al prezzo attuale. Si tratta di ritocchi che tuttavia terranno sempre conto dell’indicazione generale: quella di preservare la qualità del prodotto e del servizio che per la categoria deve essere sempre al primo posto”.
D’altra parte da molti anni il prezzo del caffè, a causa della crisi economica prima e della pandemia poi, è rimasto bloccato, al punto che si era interrotta anche la storica correlazione fra prezzo del giornale e prezzo della tazzina di caffè.
“Ma ora il rischio – dicono in coro gli operatori – è quello di lavorare in perdita o di abbassare la qualità del prodotto, cosa che vogliamo assolutamente scongiurare”.
Per meglio spiegare il necessario adeguamento dei prezzi gli operatori precisano ancora: “Il costo delle materie prime che compongono i prodotti consumati durante la colazione ha avuto aumenti esponenziali. Da inizio anno le quotazioni del caffè sono salite dell’80% quelle del latte del 60% quelle di zucchero e cacao del 30%”.
“Tale scenario – concludono Mirisola, Tarsi e Di Remigio – mette in serio pericolo la sopravvivenza di tante attività commerciali di somministrazione che svolgono oltretutto anche un prezioso servizio di presidio del tessuto urbano e di servizio di ristoro su cui contare per quanti si trovano a passare la giornata lontano da casa e necessitano di servizi essenziali della persona”.
Si ricorda che in ogni caso che si tratta di indicazioni della categoria e che il prezzo delle consumazioni, in base a quanto stabilisce l’Autorità Garante per il mercato e la libera concorrenza, rimane comunque libero e che le associazioni di rappresentanza non possono in alcun modo condizionare o dirigere le scelte della stessa.

Ultimo aggiornamento

22 Dicembre 2021, 15:29